Once in a lifetime: Carlo Mazzacurati

Il 2 marzo 1956 nasce a Padova Carlo Mazzacurati, di professione regista cinematografico. Non ho mai creduto agli amici che mi raccontavano come il cinema fosse solo una questione di cinica programmazione, razionalità e geometria. Mi sono sempre ottusamente attaccato all’idea che stare dall’altra parte della macchina da presa fosse invece una nuova e inedita dimensione emotiva del sentire, differente dalle altre con cui ci affanniamo a farci scivolare sopra la vita. Perchè per mettere assieme immagini, suoni, emozioni, paure e sentimenti, per dargli un’identità intrecciandoli magistralmente dall’inizio alla fine bisogna avere qualcosa da mettere a disposizione e da condividere, qualcosa ben più importante e viscerale di una fredda tesi, di un pensiero o di un punto di vista. Ecco perchè mi sono sempre piaciuti quelli che prendevano traiettorie oblique e contromano per provare a raccontare lievemente un dolente quadro quotidiano, lavorando sulle diverse angolazioni, senza nascondere mai gli indugi, le domande o i dubbi. Proprio come è stato il cinema di Mazzacurati, prematuramente scomparso lo scorso anno a soli cinquantasette anni. Carlo ha infatti dato ai suoi paesaggi, incastrati tra la bassa padovana e il Delta del Po, una dimensione nebbiosa, vivida e assorta come nemmeno il cinema neorealista era riuscito a fare. Su quelle strade, tra gli argini e le golene, tra i “cani del gas” e le balere, Mazzacurati ha ambientato un paesaggio mentale popolato da gente che non ce la fa, perennemente alle prese con espedienti, imprese balorde, istinti irresistibili o anche solo in lotta con un destino meschino e spietato. Quello raccontato da pellicole straordinarie come “Notte italiana”, “La giusta distanza”, “Vesna va veloce”, “L’estate di Davide” è uno scenario trasfigurato che, nonostante la forte caratterizzazione, esce dagli stretti confini di quelle terre di frontiera per raccontare sino in fondo e senza sconti la natura dell’uomo, i suoi impulsi primitivi, gli sbandamenti e le cadute. Il suo è un cinema di eroi eccentrici e sgangherati che fanno l’impossile pur di sfuggire all’ingrato destino ma che poi finiscono rocambolescamente per infilare strade senza uscita da cui non riusciranno più a districarsi. La grandezza di Mazzacurati è tutta lì, in quella capacità di trattare quel microcosmo di personaggi sfortunati con grande garbo e rispetto, con ironia e senso della proporzione, mescolando timbri e registri, seguendone attentamente le vicende come se proprio da loro, dagli ultimi, dagli sconfitti e dalla complessità delle loro incerte trame dipendesse il futuro di tutti.