Once in a lifetime: Piero Taruffi

Il 12 gennaio 1906 nasce ad Albano Laziale Piero Taruffi, di professione pilota sia automobilistico che motociclistico nonchè progettista. Il suo nome è parte della leggenda motoristica.Taruffi appartiene ad un gruppo limitato di temerari piloti che solleticarono per anni i sogni delle folle, rincorrendosi su sterrati e sabbie in perenne equilibrio tra rischio irragionevole e pura follia. Ma Piero rispetto ai tanti degni avversari dell’epoca aveva qualcosa in più, uno speciale quid grazie al quale riuscì spesso ad uscire brillantemente da situazioni pericolose e delicate. Perchè Taruffi le moto e le macchine le progettava, le smontava pezzo per pezzo, le studiava in officina e sul banco da disegno, mettendone meticolosamente alla prova i comportamenti e apportando continue migliorie. Si deve anche alla sua certosina collaborazione ingegneristica lo straordinario progetto della “Rondine 500”, il prototipo della motocicletta moderna, al cui manubrio conquistò decine di vittorie e diversi record nazionali di velocità come la Milano-Brescia e la Firenze-Mare. Taruffi era uno sperimentatore attento ad ogni aspetto della corsa. Nel 1933 nel Gran Premio d’Italia che corse per la Maserati fu il primo, ad esempio, a utilizzare le cinture di sicurezza, appositamente cucite dalla madre e dalla sorella, e un casco protettivo in ferro. Grazie anche alla grande perizia professionale e all’approfondita conoscenza dei mezzi che pilotava, Taruffi diveniva imbattibile nelle corse di durata, dove c’era da gestire la meccanica, dove era fondamentale tenere un piede regolare sfiorando i limiti senza mai oltrepassarli. Vinse le tre più importanti gare su tracciato stradale: la Targa Florio nel 1952, la Carrera Panamericana nel 1951 e la Mille Miglia nel 1957. Il successo nella leggendaria corsa sudamericana gli valse inoltre il soprannome di “Zorro Plateado”, ovvero Volpe Argentata, per via della velocità, della precoce canizie e, soprattutto, per la sua rinomata scaltrezza nello sfruttare fino in fondo le potenzialità del mezzo. Ma, su tutto, Taruffi, che nei primissimi cinquanta approdò anche alla Formula Uno con la Ferrari, entrò nella storia per aver sfondato, sul circuito di Montlhéry, alla guida di un singolare “bisiluro” Tarf Gilera a quattro ruote, da lui progettato e realizzato, il muro dei 200 km/h, scrivendo così il proprio nome nell’albo d’oro mondiale della velocità. Eclettico, deteminato e attento, Taruffi è stato uno dei più influenti campioni delle due e delle quattro ruote e continuò a rimanere per molti anni, anche dopo il ritiro, un saldo punto di riferimento per tutto l’ambiente motoristico