Once in a lifetime: Tony Book

Il 4 settembre 1934 nasce a Bath Anthony Keith Book, di professione calciatore e allenatore. Quella di Tony è una storia di impegno e ostinazione che sembra uscita da un universo parallelo al cospetto dell’odierna giostra dell’industria pallonara. Perché, anziché appoggiarlo, come sarebbe magari accaduto in questa modernità fatta di sogni e illusioni, di ingaggi miliardari e ribalte televisive, la sua famiglia fece di tutto per dissuaderlo dall’intraprendere una carriera calcistica. Se proprio avesse voluto sprecare sudore ed energie avrebbe potuto farlo cimentandosi in discipline ben più rispettabili della grezza e fangosa rincorsa ad una palla. Ma Anthony era un ragazzo tenace e caparbio. Al calcio non avrebbe mai rinunciato, per nulla e niente al mondo.

Da Burma a Bath

Tony non ebbe fortuna. Laddove non poterono i genitori riuscì invece l’estrema mobilità. Perché Tony trascorre infatti la prima infanzia in tempi di guerra al seguito del padre ufficiale impegnato con la Fanteria del Somerset, in diversi scenari su e giù per il subcontinente indiano. Burma, Mumbai, Multan furono solo alcune delle tappe. Tony cambia spesso città, casa, amici e non fa mai in tempo a mettere radici. Il giovane Book però non smette mai di dare calci al pallone. Quando rientra in patria, a Bath, nel dopoguerra dei miracoli ha già gli anni buoni per fare di testa sua. Litiga così con la scuola e i professori ed a soli sedici anni molla tutto e va a fare l’apprendista muratore. Quello non è il suo futuro, ma solo un buon posto da cui provare ad immaginarlo. Vuole mettere da parte qualche sterlina per prendere fiato, per far vedere ai propri genitori che può farcela anche da solo. Perché Tony vuole provare a giocare a football. Grazie ad un amico riesce a fare un provino per il Chelsea, ma viene scartato. Troppo leggero, troppo lento, gli dicono. Hai ancora anni buoni per pensare a fare dell’altro, per tornare a studiare e farti una posizione, gli consigliano i genitori. Ma Tony non cambia idea. Spenderà così i suoi anni migliori sui famigerati campi minori, tra fango e sabbia, rischiando le caviglie ogni sabato pomeriggio su campi battuti dal vento e dalla neve e indossando le maglie di Frome Town e Bath City, la squadra della sua città con cui vince il campionato della Southern League nel 1960. Nonostante quel successo la sua carriera stenta a decollare e Tony comincia a pensare che forse avrebbe dovuto dare bado a suo padre. Poi, invece, accade qualcosa che imprimerà un’inaspettata svolta alla sua storia.

L’incontro con Malcolm Allison

Sul finire della stagione 1962-63 a Bath arriva un nuovo e dinamico manager con il compito di sostituire Bob Hewson. Si chiama Malcolm Alexander Allison e sarà l’uomo del destino di Book. La sua prima stagione nel Somerset convince critica e pubblico. La squadra si piazza al terzo posto in campionato ed arriva al terzo turno di F.A. Cup. Allison è un giovane e stimato allenatore e la sua fama varca anche l’Atlantico. Nell’estate del 1963 lo chiamano i Toronto City e gli offrono un breve ingaggio. E’ una bella occasione. Allison fa le valigie e va in Canada portandosi dietro Tony, di cui ha avuto modo di apprezzare la forza e l’intensità delle prestazioni. Per i due sarà una parentesi breve ma decisamente formativa. Quando, qualche mese più tardi, il Plymouth Argyle gli offre un buon contratto, Allison non esita dall’ingaggiare Tony. A trent’anni suonati Book entra finalmente nel calcio che conta, quello professionistico. E’ una bella soddisfazione, ma non pare durare a lungo, perché, sebbene rimanga costantemente tra i migliori, quella con i “Pilgrims” sembra essere definitivamente  l’ultima fermata di una carriera travagliata. Con la maglia verde smeraldo del Plymouth Tony si fa notare non solo per buone gambe e polmoni ma anche per il modo “totale” in cui interpreta il ruolo dell’esterno. Presidia infatti l’intera fascia destra, è rapido,con un buon senso dell’anticipo e, soprattutto, un fisico roccioso e robusto, come richiede il fango fine delle aree di rigore.

Il City

Gli anni però cominciano a sentirsi e la sua carriera si avvia verso il tramonto, senza alcun trofeo. Nel frattempo Allison accetta la poltrona di secondo a Manchester per i Citizen e a lui non rimane altro che godersi il timido sole del sud in quella che ha tutta l’aria di diventare la sua ultima stagione attiva. Ma, poi, nell’estate del 1966, il telefono squilla di nuovo. Incredibilmente è ancora Allison che lo reclama anche in quella nuova esperienza. Ne ha cantato le lodi al vecchio Joe Mercer e lo ha convinto a dargli una chance. Malcom lo porta con sé a Maine Road, destando scalpore in tutto l’ambiente, anche perché non era poi così normale buttare diciassettemila sterline dalla finestra per un calciatore semisconosciuto di quell’età. Per Tony quello è un vero e proprio sogno e ripaga con gli interessi il credito concessogli. Con la maglia azzurra del Manchester City disputerà, infatti, otto stagioni indimenticabili, dal 1966 al 1974, marcando 244 presenze quasi consecutive e calcando l’erba dei terreni di gioco sino a 39 anni compiuti. Finalmente arriveranno tutte le vittorie e i titoli che mancavano al suo palmares. Tony vince un campionato, una F.A. Cup, una Coppa delle Coppe e, soprattutto, diventa un assoluto riferimento dentro e fuori dal campo, il capitano, l’idolo, la bandiera e un’icona per tutta la gente del City. Book entra così nella leggenda e nell’anima dei tifosi. A quarant’anni proverà anche a sedersi sulla panchina dove tornerà a più riprese nei momenti più difficili del club. Il suo nome è entrato nella Hall of Fame del calcio britannico. Quando, di tanto in tanto, riprendo in mano i vecchi annuals degli anni sessanta e rivedo le sue foto, magari mentre è impegnato in qualche ruvido tackle ai danni di Law in qualche derby di Manchester, penso sempre alla sua incredibile storia e mi dico che alla fine non si debba mai resistere alla ruota del destino, perché questa nostra vita è troppo bella, breve e fragile per non provare fino in fondo a fare quello per cui sentiamo di esserci nostro malgrado capitati. Esattamente come fece Tony e come hanno fatto tutti i più grandi talenti.