Once in a lifetime: Carlos Pace

Il 6 ottobre 1944 nasce a San Paolo Josè Carlos Pace, futura promessa dell’automobilismo brasiliano. Disinvolto, rilassato, sempre disponibile, dotato naturalmente di uno spirito talmente affabile ed empatico da strappare sempre il sorriso ben prima di finire la battuta, Carlos è stato uno dei giovani talenti della Formula Uno degli anni Settanta, ne ha incarnato con stile lo spirito contagioso e disarmante che ne accompagnava le imprese, le ripide parabole, le gioie e gli incerti, gli alti e i bassi, le vittorie come le sconfitte.

Rapido, scomposto e determinato.

“Moco” era un uomo della velocità, rapido, scomposto, determinato e irruente. In pista aveva mostrato, sin dagli esordi nelle formule minori, doti straordinarie sia quanto a capacità di guida che a caparbietà. Al suo debutto in quel mondo veloce e spietato, sulla pista di Kyalami, in Sud Africa, aveva fatto venire il mal di testa a molti colleghi ben più famosi e, soprattutto, al suo compagno di scuderia Pescarolo che aveva persino chiesto a Frank Williams per quale motivo la March di quel giovane brasiliano andasse più veloce della sua ottenendone in cambio un’alzata di spalle e una proverbiale smorfia. Era il 4 marzo 1972: da lì in avanti, quella di Pace sarebbe stata una bella cavalcata. Nonostante una monoposto con una lunga lista di problemi (il compagno Henri non aveva, infatti, tutti i torti a lamentarsi con il suo patron, un giovane e determinato Williams), Carlos va a punti in due Gran Premi attirando l’attenzione di molti costruttori. Il più lesto tra questi è John Surtees, che, quanto a macchine e piloti, poteva ben dire di saperla lunga. John gli affida un buon volante. Pace e la TS 14A litigano per buona parte della stagione, poi, verso la fine, cominciano a capirsi e il pilota brasiliano sfiora il podio in Germania al Nurburgring, finendo dietro le Tyrrell di Stewart e Cevert e la McLaren, pilotata, per l’occasione, da Jackie Ickx. Carlos sta affinando la mira e il 19 agosto, due settimane più tardi, finalmente fa centro portando la monoposto di Surtees sul gradino più basso del podio.

La Brabham BT44.

E’ la svolta. Adesso nel Circus tutti parlano di lui, le grandi scuderie, i colleghi e i giornali. E’ uno dei migliori giovani di quella stagione. Ma nei mesi successivi la sfortuna e i guai meccanici continuano a rincorrerlo. Dopo una serie di sfortunate prove, a metà della stagione successiva, si libera un posto alla Brabham. Ecclestone, che ha buon fiuto per gli affari, crede ciecamente nelle sue capacità e gli offre di guidare la BT44 per una manciata di gare. E’ una specie di prova. Si vedrà poi se il pilota merita la conferma. L’esordio è burrascoso. Il suo sanguigno stile di guida lo induce in qualche leggerezza ed in un paio di gravi errori. Da Monza in avanti, però, il giovane Carlos prende le misura e finisce spesso nelle prime posizioni. All’ultima gara stagionale, quella di Watkins Glen, grazie anche ad un’ottima condotta di gara, Carlos conquista il secondo posto. Con il trofeo arriva anche l’attesa conferma.

La prima straordinaria vittoria.

Il suo talento ormai è sulla bocca di tutti. Gli basta poco per fare il salto di categoria, giusto un successo. La prima vittoria arriva nel giorno più speciale, nel Gran Premio più atteso e desiderato, quello di casa, a Interlagos. Sul suo tracciato Pace stupisce il mondo per lo stile e la personalità con cui si tiene dietro in scia, per molti giri, il più celebre connazionale, Emerson Fittipaldi, contenendone magistralmente gli attacchi e la furiosa rimonta. Carlos si difende con i denti e alla fine sale finalmente sul gradino più alto del podio. Un brasiliano davanti ad un altro brasiliano a Interlagos, nel loro paese, nella loro città, la stessa di un altro giovane astro, di nome Ayrton, che, quindicenne, li ammira rapito dagli spalti roventi: una cosa da non credere, una sorta di sbornia collettiva, un giorno indimenticabile, una specie di riscatto collettivo.

Alla ricerca del tocco magico.

Quella purtroppo rimarrà l’unica vittoria in carriera di Carlos. Il 1975 regalerà ancora due podi, un terzo posto a Montecarlo ed un secondo a Silverstone, ma anche molti ritiri. Non andrà meglio l’anno successivo. La BT45, motorizzata Alfa Romeo, sarà meno affidabile del previsto e Carlos sfiorerà il podio solo in due occasioni. Nelle previsioni il 1977 doveva essere l’anno buono e, infatti, si era aperto in maniera straordinaria, con un inatteso secondo posto conquistato in Argentina, a Buenos Aires, a cui era, però, seguito l’ennesimo ritiro, questa volta sul tracciato di casa. Sino a lì, Pace aveva trascorso la sua carriera a bordo di monoposto meno competitive e affidabili di quelle messe in pista dalle scuderie più blasonate. Quello era ancora un mondo in cui le prestazioni delle vetture non erano troppo distanti e, così, la mano, la testa ed i piedi del pilota riuscivano a fare la differenza, a colmare distacchi ed a rubare preziosi centesimi di secondo. Ciò nonostante, Carlos si era ormai convinto che avrebbe dovuto cercare un volante più competitivo. Sapeva che avrebbe dovuto sudare per guadagnarsi il suo spazio. Doveva solo avere pazienza. Si sarebbe atteso il peggio, battaglie, scontri e duelli ma, certo, mai avrebbe pensato che la sorte sarebbe andata a bussare alla sua porta prima ancora che potesse giocarsi le carte migliori.

Quell’ultimo volo.

La sua carriera purtroppo si rivela ben più breve di quanto era lecito attendersi. Un destino cinico lo ruba, infatti, al futuro mentre non è al volante di una macchina da corsa ma bensì ai comandi di un  piccolo aereo in compagnia dell’amico e collega Marivaldo Fernandes. Quel giorno di marzo del 1977 l’ala e il vento, sin lì amici, gli voltarono le spalle e il suo aereo andò a schiantarsi al suolo. Come era accaduto a Graham Hill e Tony Brise. Lo pianse una nazione intera, in silenzio e senza clamore. Poi, in molti si dimenticarono del suo nome, del suo stile e di quella sua speciale leggerezza. Ma, una volta tanto, il tempo si dimostrò galantuomo, e, su iniziativa di amici e colleghi, nel 1985, a distanza ormai di anni da quel lontano e triste giorno, quell’autodromo speciale che aveva assistito compiaciuto al suo primo ed unico trionfo prese il suo nome. Così, ogni anno, il moderno, freddo e professionale mondo della Formula Uno lo ricorda nel modo migliore, andando a correre a casa sua, sulla sua pista, quella di Carlos Pace, l’eroe di Intelagos.