Once in a lifetime: Charles Schulz

Il 26 novembre 1922 nasce a Minneapolis, nel Minnesota, Charles Monroe Schulz, di professione fumettista. Charles è stato l’indimenticato padre dei Peanuts, una delle più rivoluzionarie e popolari strisce a fumetti che ha tenuto compagnia all’umanità e ai suoi strani abitanti ininterrottamente, giorno dopo giorno, dal 2 ottobre 1950 al 13 febbraio 2000.

Una stravagante famiglia

Charlie Brown, Lucy, Sally, Schroeder, l’incorreggibile bracchetto di nome Snoopy, il suo stordito amico volante Woodstock e una variegata sarabanda di altri svagati personaggi o, meglio, personcine, come recitava l’originario titolo “Li’l Folks”, si sono affacciati dalle pagine di oltre 2600 giornali per raccontare quotidianamente ad uno sterminato bacino di oltre 355 milioni di lettori una realtà sociale parallela, in cui i problemi e le tensioni del mondo degli adulti venivano stemperati attraverso una lente distaccata, ironica, pungente e sobriamente dissacrante. L’intuizione di Schulz maturò sulla scia di grandi capolavori generazionali come “Il giovane Holden” di J.D. Salinger e “I dolori del giovane Werther” di Goethe, ma, a differenza di quelle epocali avventure, il mondo minorenne popolato da strani bambini dalla testa grande e rotonda sembrava sfidare apertamente quello dei genitori risultandone alla fine sostanzialmente più consapevole e adulto, se non permeato addirittura da una contagiosa e dissoluta saggezza.

Un esercito di piccoli e accaniti lettori

In compagnia delle quotidiane peripezie di quelle strane creature sono cresciute diverse generazioni di piccoli e accaniti lettori. Hanno sorriso alle battute sarcastiche di quel mondo parallelo e, con l’andare dell’età, sono riuscite ad apprezzarne tutte le sfumature e i vezzi più impalpabili. Vi hanno scorto il segno del tempo e si sono rallegrate quando la superficie cominciava ad incresparsi regalando la vertigine della profondità. Hanno infine riconosciuto l’universale matrice di una moderna inquietudine, quella stessa che fatalmente assale ogni essere umano allo spuntare dei primi brufoli e ne piantona i pensieri almeno sino alla soglia della terza età. Quelle strisce hanno nutrito i sogni dei ribelli, hanno accarezzato le ossessioni degli scontrosi, assecondando persino le obiezioni dei più riluttanti. Perché in quel mondo all’apparenza ordinato e schematico c’era spazio per tutti gli irregolari e tutti si ricavavano il proprio posto, un po’ come si imparava a fare nel mondo che ci stava attorno. E poi, se capitava di non afferrare il senso compiuto di quell’incedere, c’era almeno il conforto di arrivare alla vignetta finale, all’effetto rilascio, alla battuta ruvida e crudele come una tagliola.

Un’esistenza combattuta

A dispetto del pensiero comune, Schulz ebbe un’esistenza complicata ed assai poco felice. Si sentì spesso solo e incompreso, come parte dei personaggi del suo fatato mondo di carta. Trovò raramente conforto negli affetti o nella famiglia che, anzi, cercò ripetutamente di stroncare sul nascere quella frizzante indole creativa. Dai genitori prese a prestito una ragguardevole dose di macabro umorismo e l’inveterata diffidenza nei confronti di un pensiero omologato. Charles crebbe al riparo da tentazioni culturali, senza cinema, musica e fumetti. Per una giusta e legittima reazione, il fantasioso mondo delle strisce esercitò in lui sin da subito un irresistibile fascino. Gli bastò guardarsi attorno e prendere ispirazione da compagni di scuola disadattati, insegnanti frustrati, vicini invadenti, bambini riottosi, piccoli incidenti e grandi illusioni. Schulz diventò così adulto raccontando gli adulti da un punto di vista bambino. Tra i tanti meriti che il tempo gli ascrisse, ci fu anche quello di aver sdoganato la parola “depressione” che, proprio in quegli anni, divenne una sorta di inconfondibile status symbol. Charles trovò così la sua strada. Non la abbandonò mai permettendosi persino il lusso di coltivare un deferente distacco e una disarmante timidezza.

Una visione laterale

Come in un gioco di specchi, i Peanuts hanno riletto e interpretato tutte le incerte ombre della società contemporanea e del vivere moderno, divenendo una formidabile lettura laterale del presente, alternativa e brillantemente sociopatica. Non a caso Schulz si è sempre definito una specie di “umanista secolare”, criticamente moderato e sagacemente intraprendente. Charles, che ha personalmente scritto, disegnato, inchiostrato e calligrafato ognuna delle 17.897 strisce pubblicate, ha avuto inoltre il pregio di proteggere la sua creatura da ogni compromesso, difendendo l’integrità dei suoi personaggi. Schulz si è spinto ben oltre, sino alle estreme conseguenze, sino ad imporne l’oblio artistico al suo editore, vincolato dopo la sua morte a non commissionare mai ad altri la realizzazione di nuove storie. Schulz ha preso congedo dal suo e dal nostro mondo il 12 febbraio 2000 a causa di un attacco cardiaco. Il giorno successivo The Times lo ha così ricordato: “Charles Schulz lascia una moglie, due figli, tre figlie e un piccolo bambino dalla testa rotonda con uno straordinario cane”.