Once in a lifetime: Gustave Eiffel

Il 27 dicembre 1923 muore a Parigi Alexandre Gustave Eiffel, di professione visionario, ingegnere e imprenditore. Gustave, Alec per gli amici più intimi, era un uomo del cambiamento. Amava costruire, immaginare, vedere. Aveva imparato sin da piccolo a fidarsi solo dei suoi sensi ma non avrebbe mai azzardato anche un solo segno di matita senza un riscontro matematico. Alec era un innovatore che parlava tante lingue diverse, uno spirito libero che esplorava i limiti senza porsi questioni di stili, etichette o paradigmi. Era nato in tempi complessi proprio per fare quel mestiere, per gettare ponti e alzare torri, case e scuole, per sfidare la natura e lasciare qualcosa da raccontare a tutti quelli che sarebbero venuti dopo. Alec era venuto al mondo per entrare nel futuro, sfidare le regole e lasciare un segno forte e duraturo.

Il “mago del ferro”

Il suo vero cognome faceva Bönickhausen per via dei nonni che provenivano dalla Renania, da una terra contesa e rivendicata al centro di una tormentata e dinamica frontiera. Una volta in Francia decisero di aggiungere al cognome originario anche il termine Eiffel, in omaggio alla boscosa regione tedesca di provenienza. Era un modo elegante per conservare il contatto con le radici senza risultare troppo invadenti e senza rischiare gli incerti di un cognome lungo e straniero. Alec era considerato un “mago del ferro”, perchè al ferro faceva fare qualsiasi cosa: ponti leggeri e pesanti, smontabili e permanenti, a campata unica o ad arco, torri, telai, edifici, palazzi e strutture. Il giovane Eiffel studia per anni i materiali, le leghe e la loro composizione, ne testa durezza e flessibilità e proietta la Francia e il resto del mondo nell’era moderna. Alec vuole sfidare la gravità, vuole alzarsi metri e metri sul livello del mare ma per farlo ha bisogno di una materia nuova che risulti rigida e flessibile al contempo.

Un’avvicente storia di ponti mobili e smontabili

Rispetto ad eminenti colleghi, Eiffel va in una direzione poco battuta. Nella metà dell’Ottocento è infatti il primo a sperimentare innovative tecniche di costruzione e ad elaborare nuovi e arditi progetti architettonici. Su questo brevetto industriale costruirà parte della sua fortuna. Alec è tra i primi a ricorrere ai cassoni ad aria compressa per accelerare i lavori e guadagnare efficenza. Ma Gustave è anche un fine diplomatico, un uomo di grande cultura e un abilissimo imprenditore. Ha un pregio impagabile, una cosa che non si impara e che si sfrutta solo se è governata da istinto, competenza e serenità: Alec sa rischiare. Lo fa regolarmente al momento giusto, mettendo a frutto la sua personale visione del futuro, quella stessa che a cavallo tra due secoli darà fiato e polmoni all’industria del trasporto ferroviario e delle costruzioni ma anche ai neonati settori dell’aeronautica e delle radiocomunicazioni. Si circonda sin da subito di collaboratori abili e talentuosi che incoraggia ad osare, sfrutta al meglio l’esperienza maturata nell’ambito ferroviario e apre un’azienda specializzata in laminati di acciaio. E’ preciso e attento ai particolari, sia in fase di progettazione che in quella di realizzazione. Le sue opere saranno tutte caratterizzate da questa grande cura. Sarà proprio questa a regalare fama, longevità e successo a molte sue opere, come nel caso del celebre ponte ad arco “Maria Pia” sul Douro, a Oporto, o del viadotto “Garabit”, sospeso incredibilmente a più di centoventi metri di altezza sopra il Truyère.

La “Tour Eiffel”

Nel suo portfolio, oltre a centinaia di lavori, tra cui edifici, coperture, cupole, ci sono anche ovviamente le opere celebri e rinomate, come l’ossatura metallica della “Statua della Libertà” e l’omonima “Tour Eiffel”, un piccolo capolavoro ingegneristico allestito con più di 16.000 travi di acciaio in occasione dell’Esposizione Universale del 1889, di cui divenne la simbolica porta d’accesso. La torre, che magnificava il futuro e la potenza industriale transalpina (non a caso, Eiffel vi fece incidere alla base i nomi di 72 uomini di scienza francesi), era destinata all’effimero, dovendo essere successivamente smantellata, ma per varie e stringenti esigenze, anche di natura bellica, rimase al suo posto. La torre diventò inoltre lo scenario preferito di esperimenti scientifici di diversa portata. Dal suo vertice si testarono infatti la funzionalità meccanica di diversi macchinari di precisione e misurazione, di parafulmini, barometri ed apparecchi radio. Fu anche teatro di alcune esperienze legate al “pendolo di Foucault” e alla diffusione dei segnali telegrafici. La creatura di Eiffel si rivelò determinante durante tutto il primo conflitto mondiale nella gestione della comunicazioni con il fronte, con le navi da guerra ed i dirigibili guadagnandosi il diritto di sopravvivere. Eiffel difese spesso la sua creatura, e negli ultimi anni di vita trovò il tempo di occuparsi stabilmente di meteorologia e di aerodinamica. Alec costruì infatti le prime gallerie del vento dove sperimentare i concetti dei flussi d’aria e studiò i profili alari dei primi aerei, mentre il suo imponente lavoro sulle eliche pose le basi, verso la fine della prima Guerra Mondiale, per il progetto di un aereo da caccia monoplano. Purtroppo la morte sopraggiunse nel 1923, alla veneranda età di 91 anni, togliendogli l’opportunità e la soddisfazione di svilupparlo.