Once in a lifetime: Matt Busby

il 26 maggio 1909 nasce ad Orbiston, piccolo centro minerario del Lanarkshire scozzese, a nord est di Glasgow, Alexander Matthew Busby, di professione calciatore e allenatore. Furono le ripide e vertiginose terraces a ribattezzarlo affettuosamente Matt, per il temperamento, la personalità e il carisma che seppe sempre mettere al servizio delle squadre in cui militò.

Contro la sorte

Busby tenne spesso testa alla sorte. Apparteneva ad una generazione sfortunata che dovette fare i conti con traversie ed anni difficili, dure congiunture economiche, due guerre lunghe e atroci, bombe, lutti e la forzata sospensione dei campionati. Non fosse stato per un inaspettato provino per il Manchester City Matt si sarebbe lasciato tutto alle spalle e avrebbe raggiunto la madre negli Stati Uniti. La prima guerra mondiale gli aveva portato via il padre, la successiva lunga crisi economica la madre, emigrata dall’altra parte dell’Atlantico a cercare pane e fortuna. Celtic e Rangers lo avevano scartato ed, ormai prossimo alla maggiore età, aveva infine deciso che nulla più lo avrebbe trattenuto da quelle parti. Ma quel provino gli cambia la vita. L’impatto fisico e la grinta di Matt convincono infatti i tecnici del City che lo inseriscono nelle formazioni giovanili dove diventa in breve un riferimento del centrocampo ed un arcigno mediano di spinta. Tre stagioni più tardi è finalmente pronto per la prima squadra, nelle cui fila sfiderà alla pari squadroni come Arsenal, Everton e Sheffield Wednesday conquistando una storica Coppa d’Inghilterra nel 1934, prima di passare ai rivali del Liverpool. Allo scoppio della seconda guerra mondiale l’esercito lo reclama e quando il sole torna nuovamente a risplendere sull’Europa liberata Matt non ha più l’età per rincorrere il pallone tra le zolle fangose dei terreni di gioco. Sono in molti a ricordare però lo spirito che regalava alle sue compagini. Qualcuno pensa a lui come allenatore. Così Matt accetta l’offerta dello United e va a sedersi sulla panchina dei Red Devils, singolarmente non sul magico perimetro di Old Trafford, trasformato dal conflitto in un cumulo di macerie fumanti, ma nel suo vecchio stadio, al Maine Road, che per qualche tempo farà così da temporanea casa ad entrambe le squadre di Manchester.

Idee nuove e rivoluzionarie

Matt è un allenatore giovane, capace e moderno. Ha idee nuove e rivoluzionarie. Vive con la squadra come se dovesse scendere in campo con loro, respira l’atmosfera degli spogliatoi e cerca sempre un rapporto franco e diretto con i suoi calciatori. E’ bravo nel decifrare la loro psicologia, addirittura eccezionale nel motivarli, valorizzandone talento e abilità. Il suo è un calcio veloce e dinamico, coperto in difesa ma che, al contempo, mastica trame spiccatamente offensive. Matt ha una capacità naturale per annusare e riconoscere il talento. Decide di rifondare la squadra. Non ha paura nel prendersi dei rischi e punta tutto su giocatori giovanissimi, grintosi e disposti a tutto pur di emergere. Nasce così lo United della leggenda, quello dei “Busby Babes”. Matt recluta fuoriclasse del calibro di Byrne, Edwards, Colman, Charlton, Taylor e Viollet e nel 1952 riporta la prestigiosa F.A. Cup ad Old Trafford. Si apre così un lungo periodo di successi e vittorie interrotto solo da un atroce e tragico destino.

Il dramma di Monaco

Il 6 febbraio del  1958, al rientro da una trasferta europea di coppa a Belgrado, durante uno scalo tecnico all’aeroporto di Monaco di Baviera, l’aereo con a bordo l’intera squadra del Manchester United esce rovinosamente di pista nell’insensato tentativo di decollare nella bufera di neve e diventa una palla di fuoco. Le fiamme si portano via otto giocatori. Anche Busby rischia di uscire per sempre di scena. Lotta per giorni tra la vita e la morte. Lo danno per spacciato, gli impartiscono per due volte l’estrema unzione ma lui incredibilmente sopravvive. Gli spiegano che quello è stato un autentico miracolo, che le sue condizioni non gli permetteranno più di allenare, che è giunto il momento di badare a se stessi e che sarebbe il caso di farla finita con quella vita di stress e impegni, perché il destino raramente concede altre chance.

Incredibile spirito

Matt però non ascolta nessuno. Tiene così in scacco e apprensione sorte e medici e, contro ogni parere e previsione, torna nell’arco di pochissime settimane a sedersi nuovamente a bordo campo. Con grande coraggio e determinazione Busby riesce a domare il dolore di quelle incolmabili perdite ricostruendo attorno ai superstiti una squadra che assurgerà in breve a leggenda del football. Il suo United, con Law, Charlton, Crerand, Stiles e Best, diventa infatti una delle squadre più vincenti di sempre, conquistando in modo spettacolare due titoli nazionali e la Coppa dei Campioni. Busby lascia il calcio nel 1969 ma rimane stabilmente nell’orbita dello United. Il suo viaggio termina nel 1994 a ottantacinque anni per una grave forma di leucemia ma, grazie a quel suo incredibile ed indomito spirito, continua a rimanere saldamente nel cuore e nell’anima di tutti coloro che amano questo sport.