Once in a lifetime: Keith Duckworth

Il 18 dicembre 2005 muore a Northampton, in Inghilterra, David Keith Duckworth, di professione ingegnere. La storia della velocità è fatta di ferro e metallo, di leghe ed ottani, di pistoni e bielle, di valvole e camere a scoppio. Dalla rotazione e dai giri motore è transitato non solo il futuro ma anche una chiara visione dell’esistenza e della nostra corsa verso speranza e progresso. In questa straordinaria rincorsa alla prestazione massima, l’uomo ha bruciato moventi, umori, sensazioni e illusioni. Questa straordinaria rincorsa ci ha proiettato nella modernità.

Il progetto Cosworth

Duckworth è il papà di uno dei più straordinari motori da competizione della storia delle corse automobilistiche. Alla guida della Cosworth, acronimo societario derivato dal suo cognome e da quello del socio Mike Costin, Keith ha infatti progettato e realizzato dal 1965 in avanti uno dei più longevi motori della Formula Uno, il DFV (Double Four Valve), un otto cilindri a 90° di 2993 cc in lega leggera con distribuzione a 4 alberi a camme. Quel progetto gli fu commissionato dalla Ford, stanca di prendere decine e decine di metri da tutti gli altri propulsori, specialmente da quelli italiani e francesi. Quella della casa di Detroit fu una scelta davvero epocale. La Ford comprese infatti le smisurate potenzialità di un mercato ancora da esplorare e sino a lì riserva privata di pochi costruttori artigianali. Il management americano intuisce due cose, che quella scelta si rivelerà decisiva ed influente per il futuro delle competizioni automobilistiche e che per procedere in tal senso è necessario affidarsi alle menti più brillanti. L’idea progettuale di Duckworth è innovativa e vincente: sfrutta infatti un’architettura motoristica semplice e soprattutto efficace. Il propulsore si rivela fin da subito un motore moderno, flessibile, in grado di adattarsi alle più diverse visioni progettistiche, affidabile, potente e, soprattutto, leggero, dal momento che pesa solo 163 kg. Sarà proprio quella sua duttile leggerezza a tradursi nel principale e determinante fattore nella competizione con Ferrari.

Una rivoluzione rumorosa

L’ingresso del Cosworth DFV nella Formula Uno sconvolge gli equilibri di forza, permettendo finalmente a molti “maghi”, visionari e sperimentatori di competere ai più alti livelli con i costruttori tradizionali. Perchè il DFV era “democratico”: non era un motore costoso, era relativamente facile da reperire e gestire, e permetteva non solo di arrivare al traguardo ma, se si era in grado di costruirci attorno una vettura stabile ed equilibrata, anche di lottare per la massima posta. Duckworth e la sua straordinaria creatura inaugurano così una nuova grande stagione della Formula Uno, quella dell’invasione di tante piccole e agguerrite scuderie come Lotus, Tyrrell, March, Brabham, Matra, Shadow, BRM, Williams, McLaren finalmente in grado di competere ai più alti livelli per la conquista di un titolo iridato, sino a lì appannaggio di grandi scuderie e consolidati costruttori. Queste squadre riuscirono a capitalizzare la grande affidabilità dell’otto cilindri di Duckworth e spinsero la competizione automobilistica verso una maggiore evoluzione progettuale e aerodinamica di telai e scocche. Con l’avvento dell’otto cilindri aspirato di Keith la Formula Uno e le competizioni entrano nel futuro.

Un dominio durato diciassette anni

Il Cosworth DFV, nelle sue varie evoluzioni, ha dominato le gare motoristiche per diciassette lunghi anni, ingaggiando con il mitico 12 cilindri Ferrari epiche battaglie sino a conquistare 155 vittorie, 131 pole position e 10 titoli mondiali costruttori. Nella storia dell’automobilismo non esistono altri propulsori che si siano dimostrati così longevi e affidabili. La sua prima vittoria risale al Gran Premio d’Olanda a Zandvoort nel 1967 con la Lotus 49 di Jim Clark, l’ultima avvenne nel 1982 al Gran Premio USA Est a Detroit con Michele Alboreto e la sua Tyrrell 011. In quell’arco temporale il mondo delle competizioni e della Formula 1 assistette a vittorie, drammi, scandali, polemiche, patti e denunce. Cambiarono scuderie e patron, ingegneri e piloti, spuntarono tribune e chicane, televisioni e sponsor, ma la creatura di Keith rimase sempre al suo posto. Per tutto questo periodo la factory inglese continuò ad affinare l’idea di base, perfezionando stagione dopo stagione le specifiche tecniche per adeguarle a nuove disciplinari e necessità. Il Cosworth DFV andò ben oltre il suo tempo e chissà per quanto tempo ancora avrebbe potuto resistere se non si fossero spalancate le porte al violento strappo dei turbocompressori. Duckworth rimase sempre fedele alla sua visione e alla filosofia del progetto, almeno sino a quando lasciò ufficialmente la “sua” azienda nel 1988. Anche per questo il suo nome sarà sempre ricordato nella storia delle corse automobilistiche.