Once in a lifetime: Louis Malle

Il 30 ottobre 1932 nasce a Thumeries, profondo nord francese, Louis Malle, di professione regista cinematografico. Louis non si è mai riconosciuto in nessuna etichetta, scuola o stile. Lavorava con le immagini e solo a quelle rendeva conto. Come molti grandi maestri della sua epoca, si fidava solo di tocco e istinto, tenendosi alla larga da categorie e omologazione. Nelle sue mani le immagini prendevano forma, piangevano e ridevano, sognavano e pensavano, regalavano tono a una conversazione o colore al più insondabile moto dell’anima. Fu proprio questa straordinaria sensibilità a cambiare la sua vita. 

Un’infanzia fuori dall’ordinario

Malle aveva avuto un’infanzia complicata e fuori dall’ordinario. Una leggera insufficienza cardiaca lo aveva tenuto lontano dai giochi e dagli amici confinandolo nell’irreale e sospesa tranquillità di un collegio, quello dei Gesuiti, prima, e dei Carmelitani, poi. Veniva da una terra di confine contesa alla storia ed era il terzo figlio di una famiglia di ricchi industriali. La rigida educazione e quel forzato distacco non gli avevano impedito di sviluppare la propria creatività. Anzi, nei fatti, lo spinsero ad amplificare il suo innato talento. Louis studia la materia visibile, legge moltissimo e inizia a frequentare le sale cinematografiche. La poesia e la letteratura rimarranno sempre una costante ispirazione, ma sarà il cinema a dargli un futuro. Louis è un genio precoce. Frequenta l’Idhec, il prestigioso istituto parigino, e arriva rapidamente al diploma sorprendendo tutti. Qualcuno lo segnala e lo raccomanda. Malle brucia così le tappe e inizia a fare da assistente alle riprese su molti set. La sua sarà una carriera fulminante.

Le avventure acquatiche di Jacques Cousteau

Louis mostra sin da subito di possedere il ritmo adatto al registro cinematografico. Si fa notare per la maestria tecnica e la necessaria dose di pazienza e coraggio. Il destino gli regala qualche buon incrocio e non lesina nell’aprirgli qualche buona porta. E’ così che finisce per accompagnare il grande esploratore Jacques-Yves Cousteau in alcune spedizioni oceaniche sul fondo dei mari. Sarà proprio con un lavoro firmato a quattro mani con l’illustre uomo del mare che, nel 1955, a soli ventitre anni, conquisterà la Palma d’Oro al Festival di Cannes. “Il Mondo del Silenzio” è un film epocale. E’ la prima volta che nelle sale di tutto il mondo approda un lungometraggio che racconta con estremo realismo la vita degli abissi. E’ la prima volta che una telecamera a colori fende l’oscurità delle profondità marine e ritrae l’ambiente sottomarino. Il documentario, nonostante qualche polemica, guadagnerà a lui e al capitano Cousteau un Oscar e contribuirà a diffondere una nuova coscienza per i temi della natura e dei delicati equilibri dell’habitat marino. Ma la promettente carriera acquatica di Louis, purtroppo, giunge inopinatamente al termine. La rottura di un timpano, a causa di una violenta decompressione, gli impedisce infatti altre immersioni. Quel film, però, lascerà il segno. A quel lavoro guarderà, cinquant’anni più tardi, il genio curioso di Wes Anderson per ambientare il meraviglioso “Le avventure acquatiche di Steve Zizou”, straordinario omaggio all’esploratore degli abissi. Louis continuerà a realizzare documentari girando tutto il globo terrestre alla ricerca delle migliori immagini per raccontare i Paesi, le vite e l’umanità che visitava, fossero l’India, l’estremo Oriente, il paesaggio urbano della capitale francese, il Tour de France, il midwest americano o la Statua della Libertà. Quella sua seconda vita artistica rappresenterà ben più di un vezzo. Quei cortometraggi sarebbero diventati infatti una straordinaria palestra. In essi Malle alternerà tecniche e stili diversi, accostando alla narrazione didascalica registri personali e di stampo più artistico. 

“Fare buon uso della libertà”

Malle è stato un regista visionario e innovatore. Il suo esordio del 1958, l’acclamato ed epocale noir “Ascenseur Pour L’Echafaud”, con Jeanne Moreau, Maurice Ronet e lo straordinario commento sonoro di Miles Davis, come pure il successivo “Les Amants” anticipano buona parte degli umori, dei temi e delle tensioni della “nouvelle vague” di Truffaut e compagni che irromperà nelle sale solo due anni dopo. Nonostante evidenti legami e una medesima attitudine di fondo, Malle terrà sempre fede alla sua proverbiale riluttanza, rimanendo ai margini di ogni movimento, strettamente legato a un ideale libertario profondamente austero. Il suo cinema rimarrà così una pagina a parte rispetto alle tensioni del movimento facendo di quella salda disorganicità il proprio manifesto. La sua carriera andrà incontro a stagioni diverse ma pur sempre all’insegna di un’estrema versatilità. Malle sperimenterà un ampio ventaglio di chiavi e registri narrando storie esaltanti e tristi con l’intento di rappresentare le diverse stagioni dell’animo umano, dall’inquietudine dell’adolescenza allo smarrimento degli anni formativi, dal disagio e dalla sospensione degli anni critici della crescita intellettuale a quelli della disillusione e della fatale maturità. Per girare i suoi film Louis andrà a pescare spesso e volentieri tra i riferimenti biografici. Aprirà così finestre emotive sul mondo degli affetti e dell’infanzia, rievocando gli anni del collegio e la tragica esperienza del tempo di guerra. Malle risulterà il regista più premiato di sempre alla Mostra di Venezia grazie a due Premi Speciali della Giuria ed a due Leoni d’Oro. Morirà nel 1995 a causa di un linfoma. Il suo cinema gli sopravviverà, e quella profonda testimonianza di libera creatività andrà ad ispirare diverse generazioni di giovani cineasti. “La vera educazione sta nell’insegnarvi a far buon uso della libertà.”