Once in a lifetime: Jacky Ickx

Il 1° gennaio 1945 nasce a Bruxelles Jacques Bernard Ickx, di professione pilota automobilistico. Jacky ha segnato un’epoca di mezzo delle corse automobilistiche, quella di passaggio tra la prima epopea dei pionieri e la successiva stagione dell’esasperata ricerca tecnica: nella prima erano sempre i piloti a fare la differenza, nella seconda la tecnologia, i motori, l’aerodinamica e la scaltrezza dei progettisti. Il suo nome è diventato sinonimo di vittorie e successi, soprattutto nelle corse di durata. Perché Ickx per tutti gli appassionati significa Le Mans, il Mondiale Sport Prototipi e, su tutto, l’inconfondibile livrea Martini delle imprendibili Porsche 935 e 936.

Una carriera sul filo del rasoio

Jacky è un sopravvissuto. Non sono molti, infatti, i piloti di quella stagione ad aver giocato con la sorte così tante volte riuscendo sempre a scansarne i rovesci, anche quelli più drammatici. La sua passione aveva radici profonde e lontane, perché nella famiglia Ickx i motori erano di casa. Fu merito del padre giornalista se il giovane Jacky cominciò ad appassionarsi alle corse e all’irresistibile ebbrezza che trasmetteva il rombo dei propulsori. In principio fu la moto, quella da trial, poi arrivarono anche le prime auto, quindi, grazie all’infallibile fiuto di Ken Tyrrell, quelle Turismo, la mitica Lotus Cortina e la grintosissima BMW 2000ti alla cui guida si aggiudicò la “corsa della corse”, la massacrante “24 Ore di Spa”. Corre l’anno 1965 e le gare d’auto rimangono un vero azzardo. Ma Jacky non si preoccupa, non pone obiettivi nè si sente un predestinato. Lui vuole solo correre perché gli piace farlo.

Il Nurburgring 

E’ la Matra ad offrirgli un buon volante per correre in F.2 e Jacky ripaga quell’interesse portando a casa il titolo. Si aprono d’incanto le porte che contano, piovono occasioni e proposte. Ad interessarsi a lui c’è mezza Formula Uno, buona parte anche di quella che solo un anno prima aveva usato parole forti all’indirizzo di tutta la sua esuberanza. Jacky aveva pagato l’amaro strascico di quanto era accaduto diversi mesi prima in Germania, al Nurburgring, quando gli organizzatori, per completare i ranghi, avevano invitato anche qualche vettura di categoria inferiore. A quell’epoca era circostanza abituale, una buona soluzione per arricchire di emozioni e sorpassi la gara. L’occasione era troppo ghiotta per non essere colta al volo. Così Jacky e la sua Matra si erano presentati al via pur in una preoccupante condizione di inferiorità tecnica. In partenza Jacky ha un buono spunto ma in prossimità del primo curvone, in piena velocità, finisce fatalmente per toccarsi con la Brabham di John Taylor. Il pilota inglese ha la peggio, la sua monoposto sbanda, esce di pista, picchia duro il guard-rail e va a fuoco. Taylor rimane intrappolato nelle fiamme. Morirà tre settimane dopo per le gravissime ustioni ed i postumi dei fumi. Quell’ombra rimarrà a lungo con Jacky costringendolo a dimostrare sempre tutto il proprio talento. Il destino però corre ai ripari. L’occasione buona matura un anno più tardi, quando gli organizzatori del Gran Premio tedesco reiterano l’invio a vetture e piloti delle categorie cadette. Nonostante gli oltre 150 cavalli di differenza, questa volta Jacky e la sua Matra di Formula Due danno lezione di guida a tutti i piloti staccando sorprendentemente il quarto miglior tempo, anche se sono poi costretti dal regolamento ad accodarsi in griglia all’ultima vettura della categoria superiore. Ma Ickx ha una bruciante partenza e si produce in una sorprendente serie di sorpassi umiliando buona parte dei colleghi ben più titolati e riportandosi in quarta posizione a ridosso dei primi. Quando ormai pensa seriamente al podio una sospensione lo tradisce costringendolo al ritiro.

Dal Drake a Le Mans

Quella prova non passa inosservata. Lo vogliono tutti, ma è Ferrari a battere la concorrenza nella speranza di dare una prospettiva vincente alle sue vetture. Quello con il Drake non è però un rapporto semplice. Dopo solo un anno di alti e bassi, Jacky saluta e se ne va alla Brabham, con cui vincerà due Gran Premi. Non se ne va per le alterne prestazioni della monoposto quanto piuttosto perché avverte l’irresistibile richiamo delle “ruote coperte”. Jacky cambia scuderia infatti anche per cercarsi un buon volante per il Mondiale Prototipi. La Gulf lo spinge nelle braccia della Ford. Sarà una scelta azzeccatissima perché alla guida della mitica GT 40 Jacky andrà a vincere, in compagnia di Oliver, la sua prima “24 Ore di Le Mans”. Del circuito della Sarthe Ickx diventerà negli anni un incontrastato re, arrivando alla vittoria in altre cinque occasioni portando al successo alcune delle più belle Porsche di sempre. Sarà proprio nelle gare di durata che Ickx troverà la sua vera dimensione competitiva.

Lo spirito delle corse

Nonostante il ritorno in Ferrari, dove rimarrà sino al 1973, e le successive controverse stagioni con Lotus e Ligier, Jacky non riuscirà mai a conquistare il titolo mondiale che gli sfuggirà per ben due volte sul filo di qualche manciata di punti. Se la Formula Uno non si dimostrò quindi troppo benevola nei suoi confronti, lo furono però le altre categorie. Pochi piloti come lui hanno infatti messo vittoriosamente alla prova il proprio talento con mezzi tanto diversi, dalle moto ai raid, dalle gare di durata alla Formula Uno, dai prototipi ai rally. Per me e molti miei compagni di merende, Ickx sarà per sempre il richiamo di Le Mans, lo spirito della corsa più affascinante, il desiderio di bucare la notte a 400 chilometri l’ora. Ickx rimarrà il protagonista di una stagione leggendaria ma anche un campione di stile e un modello di serietà e impegno, carattere e determinazione. Fu un amico belga di mio padre a farmi questo magnifico regalo, questa foto con dedica che contendo al tempo da quasi quarant’anni. E’ rimasta a fissarmi dalle pareti della mia camera in anni acerbi, ha resistito a passioni e infatuazioni e adesso accompagnerà lo scorrere del tempo da questa nuova e straordinaria finestra digitale per augurare buon anno non solo a Jacky ma anche e soprattutto a tutti voi. “In tutte la gare, la paura non funziona. Se inizi a pensare che a 380 km/h puoi perdere una gomma o una ruota e che può staccarsi un’ala, allora è davvero finita. Nella vita c’è tempo per ogni cosa e quando sei  giovane il futuro ti appartiene: non soltanto nelle corse, non hai paura di niente, resisti a tutto ciò che può capitarti di negativo e vedi sempre la vetta della montagna che stai scalando”